Probiotici e Dermatite Atopica
Già vent’anni fa era stato ipotizzato che i probiotici potessero avere un ruolo nel trattamento della dermatite atopica (DA).
La DA è una malattia infiammatoria della pelle multifattoriale ad andamento cronico-recidivante.
A livello cutaneo è caratterizzata da lesioni eczematose acute e croniche di entità variabile a seconda della fase di malattia, che provocano invariabilmente prurito e secchezza cutanea (xerosi) e compromettono la qualità di vita del paziente. Le lesioni si manifestano in sedi differenti a seconda dell’età, ma sono coinvolti prevalentemente viso, collo, aree periorali e retroauricolari e pieghe flessorie degli arti. In genere la DA colpisce la prima infanzia (nel 95% dei casi le prime manifestazioni compaiono entro i primi 5 anni di vita), ma sono possibili manifestazioni più tardive. Un quarto circa di questi bambini presenterà manifestazioni anche in età adulta.
LA DA interessa pazienti con storia personale o familiare di atopia, ovvero predisposti geneticamente a sviluppare sensibilizzazioni allergiche.
Diversi fattori concorrono allo sviluppo di DA:
-predisposizione genetica
(la concordanza tra gemelli omozigoti è dell’80%)
-ipotesi “igienica”
(l’esposizione ad un ridotto numero di infezioni nella prima infanzia per eccesso di igiene sembrerebbe favorirla)
-alterazioni immunologiche
(squilibrio tra linfociti Th1 e Th2 a favore dei linfociti Th2 con aumentata produzione di anticorpi IgE)
-aeroallergeni
(spesso coesistono rinite allergica ed asma bronchiale)
-allergeni alimentari
(il 30% dei bambini in età prescolare manifesta allergia alle proteine del latte vaccino e all’uovo)
-allattamento al seno
(sembra abbia un ruolo protettivo)
-agenti infettivi
(sembra vi sia un’aumentata suscettibilità ad infezioni batteriche e fungine)
-alterazioni della barriera cutanea
(per ridotto contenuto di lipidi e ceramidi epidermiche e mutazioni del gene della filaggrina)
Il trattamento della DA è complesso e prevede anzitutto un’adeguata istruzione del paziente alla gestione domiciliare della pelle con cosmetici e prodotti topici, quindi l’allontanamento di fattori scatenanti ed eventuale terapia farmacologica personalizzata.
Negli ultimi anni gli studi si son focalizzati sul ruolo del microbiota intestinale e cutaneo nella dermatite atopica ai fini di individuare nuove strategie terapeutiche.
È noto che i bambini nati da parto cesareo, pretermine, non allattati al seno o sottoposti a terapia antibiotica nei primi mesi di vita hanno un aumentato rischio di sviluppare dermatite atopica. Ciò che accomuna queste condizioni è un’alterazione della normale flora batterica intestinale, cutanea e respiratoria (quella che possiamo definire “disbiosi”).
La presenza di specie batteriche “buone” (ovvero che instaurano col nostro corpo un rapporto di scambio benefico reciproco) è infatti fondamentale perché il nostro sistema immunitario si abitui a non aggredire molecole o microbi innocui. Questo meccanismo prende il nome di “tolleranza immunologica”. La tolleranza è determinante per prevenire lo sviluppo di allergie respiratorie ed alimentari. In assenza di tolleranza, allergeni apparentemente inoffensivi scatenano una risposta del nostro sistema immunitario, dando origine ad un’allergia.
Ad oggi l’integrazione con Lactobacilli e Bifidobatteri sia durante la gravidanza che nel bambino sembra avere un ruolo preventivo efficace a lungo termine sullo sviluppo di eczema atopico.
In particolare, i probiotici sarebbero non solo in grado di determinare una significativa riduzione del rischio di sviluppo di DA, ma anche di intervenire a malattia instaurata come coadiuvanti del trattamento, attraverso una riattivazione dei linfociti Th1 ed una riduzione della produzione di IgE.
L’uso di probiotici è inoltre associato ad una riduzione dell’uso di antibiotici in gravidanza e all’adozione di norme igieniche meno aggressive, con conseguente conservazione della flora batterica “buona”.
Pertanto, l’assunzione di probiotici rappresenta una delle prospettive di intervento più promettenti per la DA, sia in fase preventiva che in fase di malattia attiva.
Dott.ssa Rossana Cannas