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Probiotici ed intolleranza al Lattosio

L’intolleranza al lattosio è una delle intolleranze ad oggi più diffuse e la sua prevalenza nei Paesi del Nord Europa si aggira intorno al 2%. Non va confusa con l’allergia alle proteine del latte vaccino (caseina, lattoalbumina, beta-lattoglobulina). 

Nelle allergie si ha una risposta eccessiva da parte del sistema immunitario ad agenti esterni (antigeni), che vengono percepiti come minaccia e contro i quali vengono prodotti specifici anticorpi (Immunoglobuline E). Le Immunoglobuline E, a seguito di un nuovo contatto con l’antigene, scatenano una reazione con rilascio di istamina ed altri mediatori della risposta allergica, responsabili dei sintomi clinici (prurito, eritema, orticaria, angioedema, dispnea ed asma, disturbi gastrointestinali, anafilassi). L’intolleranza -al contrario- non coinvolge il sistema immunitario ed è una reazione “avversa” che si manifesta contro alcuni alimenti per carenza o assenza di enzimi necessari alla metabolizzazione di alcuni aminoacidi o zuccheri, con sintomi prettamente gastrointestinali.

Il lattosio è uno zucchero disaccaride contenuto soltanto nel latte dei mammiferi e nei suoi derivati. Nell’intestino tenue viene scisso in glucosio e galattosio attraverso l’attività di uno specifico enzima: la lattasi (trattasi di una beta-galattosidasi). Il glucosio ed il galattosio vengono poi assorbiti a livello delle cellule intestinali ed utilizzati: il glucosio come fonte di energia ed il galattosio come componente di glicoproteine e glicolipidi. La lattasi viene prodotta dalle cellule della parete intestinale ed è presente sulla superficie dei microvilli dell’intestino tenue. 

La sua espressione è massima alla nascita e già dopo i primi mesi di vita inizia a decrescere a volte sino alla scomparsa. Mentre negli altri mammiferi questo accade abitualmente, nell’uomo circa il 30% della popolazione mantiene l’attività della lattasi per tutta l’età adulta, pare in relazione all’introduzione giornaliera nella dieta del latte di origine animale. 

L’ipolattasia (cioè il deficit di lattasi) può essere:

-congenita

-primaria

-secondaria

La forma congenita è su base genetica e si manifesta nel neonato appena viene nutrito con latte materno o alimenti contenenti latte. E’ molto rara e può provocare disidratazione, diarrea profusa e ritardo nella crescita. La forma primaria dell’adulto è quella più frequente ed è caratterizzata da una mancata persistenza della lattasi in età adulta. E’ anche questa una condizione geneticamente determinata. La forma secondaria dell’adulto è legata a patologie che possono determinare alterazioni della mucosa del tenue, con danno enzimatico, quali:

-gastroenteriti (infettive, es. Rotavirus)

-malattie infiammatorie croniche intestinali (Morbo di Crohn, RCU)

-celiachia

-radiazioni

-deficit immunologici

-farmaci (antibiotici, chemioterapici)

-resezioni chirurgiche del tenue

La condizione di ipolattasia secondaria cessa quando si risolve la situazione patologica a livello del piccolo intestino.

L’intolleranza si genera per una ridotta o carente attività dell’enzima lattasi nella flora batterica, a seguito di un’alterazione dell’epitelio dell’intestino tenue, con evidenza di disturbi clinici. Poiché come accennato l’attività della lattasi tende comunque a ridursi negli anni in modo parafisiologico e per utilizzare il lattosio è sufficiente la presenza di circa la metà dell’attività della lattasi, soltanto alcuni pazienti presenteranno reali disturbi clinici. 

L’incapacità di metabolizzare il lattosio ne determina la permanenza nel lume intestinale e la sua metabolizzazione da parte di specie batteriche con produzione di gas (metano, CO2, idrogeno) ed acidi organici. 

Il paziente lamenta tipicamente gonfiore addominale, meteorismo e crampi addominali a seguito dell’ingestione (da 30 minuti a 2 ore dopo) di alimenti contenenti lattosio. Spesso si possono manifestare diarrea e stipsi alternate (per complessiva riduzione della motilità intestinale).

Questi sintomi non sono specifici e possono manifestarsi in diverse condizioni cliniche del tratto gastrointestinale (sindrome del colon irritabile, SIBO, celiachia, malattie infiammatorie croniche intestinali). 

La diagnosi è basata principalmente sul Breath test al lattosio ed il trattamento consiste nella riduzione o eliminazione di alimenti contenenti il disaccaride. E’ comunque utile confermare l’intolleranza al lattosio con una dieta di esclusione e successiva reintroduzione.

 

E’ documentato che alcuni ceppi di probiotici agiscono sia a livello del lume intestinale che a livello della mucosa intestinale. Nel lume contribuirebbero a modulare la microflora intestinale, incrementerebbero la produzione locale di anticorpi mucosali e stimolerebbero l’idrolisi di peptidi antigenici, rendendoli più facilmente digeribili. A livello della mucosa sarebbero in grado di stimolare la crescita e la differenziazione cellulare, modulare la permeabilità di membrana, controllare la risposta immunitaria ed agire sul sistema nervoso intestinale. 

Queste evidenze hanno portato negli ultimi anni ad un aumento dell’utilizzo dei probiotici nelle alterazioni del tratto gastrointestinale ed anche nelle intolleranze. 

Nell’intolleranza al lattosio -in particolare- potrebbero agire a più livelli:

-se aggiunti all’alimento contenente lattosio (es. yogurt) alcuni ceppi sono in grado di ridurre la quantità del lattosio nel prodotto

-nel tenue possono aumentare la capacità di idrolisi di alcuni alimenti

-nel colon possono ridurre la fermentazione successiva

Ricolonizzare l’intestino con ceppi specifici di probiotici potrebbe quindi contribuire a ripristinare le condizioni ottimali di degradazione metabolica del lattosio, riducendone anche la quota che arriva al colon e che è maggiormente responsabile responsabile dei sintomi clinici. 

 

Rossana Cannas

Dott.ssa Rossana Cannas