PROBIOTICI ED ORTICARIA CRONICA
L’orticaria è un disturbo della pelle tra i più frequenti motivi di visita dall’allergologo e/o dal dermatologo.
Clinicamente è caratterizzata dalla presenza di pomfi pruriginosi e fugaci sulla superficie cutanea, eventualmente associati nel 40-85% dei casi ad angioedema, ovvero a gonfiore di aree di tessuto sottocutaneo (viso, gola, mani, piedi, apparato digerente).
L’orticaria acuta è in genere legata ad infezioni, a farmaci o a reazioni ad alimenti e tende ad autorisolversi.
L’orticaria cronica (di durata > 6 settimane) si stima riguardi dallo 0-5% all’1% della popolazione generale ed è un disordine più complesso legato a squilibri dell’immunità, dell’infiammazione e della coagulazione. La sua patogenesi è ad oggi ancora in larga parte ignota e la sua evoluzione e durata sono imprevedibili.
Molti pazienti non raggiungono un buon controllo di malattia nonostante terapia adeguata con antistaminici, con notevole impatto sulla qualità di vita. Possibili ulteriori opzioni terapeutiche includono incremento del dosaggio degli antistaminici, omalizumab (anticorpo monoclonale diretto contro le immunoglobuline di tipo E) o ciclosporina (immunosoppressore).
Ad oggi la ricerca su nuove prospettive di trattamento è pertanto molto attiva.
E’ noto che la cute sia l’organo più esteso del corpo umano e che ospiti un suo microbiota. Alterazioni nella composizione del microbiota cutaneo sono strettamente correlati con l’insorgenza di patologie della pelle. Tuttavia, anche una disbiosi del microbiota intestinale può avere un ruolo nell’eziologia di patologie cutanee (vedi dermatite atopica) e microbiota cutaneo ed intestinale sono pertanto strettamente interconnessi.
Questo tipo di modulazione si è osservato anche nell’orticaria cronica. Infatti, ad oggi sappiamo che la regolazione del sistema immunitario attraverso il microbiota intestinale sembra avere un ruolo nello sviluppo dell’orticaria cronica tramite una produzione incongrua di citochine proinfiammatorie da parte delle cellule linfocitarie. L’equilibrio nell’espressione delle citochine da parte dei linfociti di tipo Th1 e Th2 appare pertanto essere strettamente correlato col grado di severità dell’orticaria.
Per questo motivo diversi studi recenti si sono concentrati sull’analisi della composizione del microbiota fecale correndola con l’orticaria cronica nello scenario di un possibile trattamento a base di probiotici.
Uno studio ha evidenziato che la diversità delle specie batteriche nei pazienti affetti da orticaria cronica risultava essere inferiore ai controlli sani. Nell’orticaria cronica sembra quindi che il normale spettro di popolazioni batteriche del microbiota sia molto meno vario. L’ipotesi è che alterazioni nella diversità batterica del microbiota intestinale possano rompere la normale tolleranza immunologica di membrana favorendo la reazione delle cellule linfocitarie T agli antigeni presenti negli alimenti ed un’iperproduzione di sostanze proinfiammatorie.
In un altro studio è stata valutata l’efficacia della somministrazione di due ceppi di Lactobacilli a pazienti con orticaria cronica, con risultati promettenti. Il razionale è che la combinazione di due probiotici possa essere in grado di ridurre il rilascio di citochine proinfiammatorie (IL-4 e IL-5) da parte dei linfociti, riducendo in tal modo anche l’attivazione di linfociti B, mastociti ed eosinofili e quindi la produzione di immunoglobuline di tipo E.
Chiaramente ad oggi per poter valutare l’opportunità di una somministrazione continuativa di probiotici nell’orticaria cronica, la tipologia più idonea ed un dosaggio adeguato sono necessari ulteriori studi, ma i risultati sembrano promettenti.
Dott.ssa Rossana Cannas